In questo contesto userò il termine Personal Computer non nell'accezione che conosce la generazione attuale di utenti ma con quella che troviamo stampata sui Commodore PET della prima generazione piuttosto che nel nome dell'omonima macchina della IBM. Insomma, i PC attuali paradossalmente condividono con quelli delle origini più gli aspetti tecnologici che filosofici. L'architettura a Bus è stata introdotta nei PC dalla MITS con l'Altair ed oggi la ritroviamo (ovviamente non la stessa!) in tutti i PC, il microprocessore lo ha inventato la Intel nel 1974 e ancora adesso la Intel pervade tutta la nostra esistenza informatica, sulla grafica veloce e ad alta risoluzione ci hanno fatto la loro fortuna aziende come la Silicon Graphics fin dai primi anni '80 infine Bill Gates e la Microsoft sono ancora presenti in pianta più che stabile sui nostri desktop.
La domanda che mi pongo in questo articolo è se effettivamente il Personal Computer sia stato davvero un fenomeno di massa oppure no. Ammettere qualche dubbio su questo fatto potrebbe far sorridere perché i numeri sono sotto gli occhi di tutti ma per comprendere il sorgere di questo dubbio occorre entrare nel merito.
I dati sulla diffusione del computer nelle famiglie vengono calcolati con lo stesso modello usato per gli elettrodomestici, i mobili ed altre cose simili ignorando completamente il fattore fondamentale che il computer non nasce come un oggetto con una specifica funzionalità ma come oggetto versatile la cui efficacia nel risolvere problemi è principalmente dovuta alla capacità di chi lo utilizza. Con l'avvento delle interfacce utente e delle cosiddette applicazioni User Friendly questo fatto sembra essere sempre meno vero tuttavia, salvo alcune rare eccezioni, non è immediato ottenere risultati soddisfacenti in praticamente quasi tutte le attività che si fanno con un PC. Vorrei chiarire la faccenda facendo una piccola carrellata su quali sono gli utilizzi tipici di un PC da parte dell'utente medio casalingo aggiungendo anche qualche piccolo commento.
- Leggere la posta elettronica. L'applicazione di per sé non è complicata e la gente la utilizza con facilità anche perché i concetti che vengono coinvolti (mittente, destinatario, oggetto e testo) sono da sempre patrimonio culturale di tutti. L'ostacolo principale in questo caso è il computer stesso, è un oggetto che va acceso, ci mette un sacco di tempo a svolgere le sue funzioni di “bootstrap”, una volta acceso emana una quantità insopportabile di calore, radiazioni dal monitor, rumore dalle ventole. Poi ci si mette anche il doversi collegare col modem ad internet (molta più gente di quanto si pensi non ha un collegamento always-on alla rete) e aggiungiamoci pure un pò di ansia per la bolletta telefonica che inesorabilmente "ingrassa" al trascorrere dei minuti (al solito, la tendenza adesso è quella di non considerare l’accesso alla rete a banda larga come una commodity al pari della luce o del gas, la tariffazione a tempo permane inesorabile). Il risultato è che l'utente medio casalingo NON usa la posta elettronica o perlomeno non la usa come mezzo di comunicazione al pari del telefono o della posta tradizionale. Questo ovviamente è un grossissimo problema perché colui che invia un messaggio di posta elettronica non ha nessuna ragionevole garanzia che il messaggio venga recapitato e letto. Io conosco moltissima gente che quando riceve un mio messaggio di posta elettronica evuol essere sicura che la loro risposta mi arrivi mi chiama al telefono col risultato che: 1) probabilmente la cosa che sto facendo viene interrotto dalla telefonata, 2) non mi rimane traccia della risposta perché appena riprendo a fare quello che stavo facendo mi dimentico del contenuto della telefonata stessa, 3) abbiamo ingrassato la borsa degli operatori telefonici e resa più smilza la nostra.
- Navigare in Internet. Se pur afflitta da tutti i medesimi problemi della posta elettronica (vd. Sopra) la navigazione su Internet è più semplice perchè l'utente assume un ruolo passivo come se stesse a guardare distrattamente la merce in un grande magazzino. Il termine inglese "browsing" rende perfettamente l'idea del tipo di attenzione che l'utente medio pone ai contenuti che acquisisce via Internet. Anche qui però il problema è tecnologico: chi è che può preferire di leggere un buon libro o anche un lungo articolo standosene seduto ad "abbronzarsi" davanti ad un monitor con un cassone rumoroso accanto che gli "sfiata" una bella brezza calda invece che su di una comoda poltrona? Ma adesso tutti, ma dico tutti hanno il portatile bello mio, ma dove vivi? I portatili di oggi ti consentono di leggere un bel libro elettronico standosene in poltrona purchè: 1) la sessione di lettura non si protragga per più di un’ora al massimo due perché le batterie dei laptop sono quello che sono, 2) sia inverno pieno e che in casa ci sia poco riscaldamento perché i laptop sono un condensato degli stessi componenti di un PC “di quelli grossi” e quindi scaldano e sfiatano di conseguenza. Vabbè esistono sempre le bellissime stampanti a getto d'inchiostro che stampano pagine che costano come se fossero placcate d'oro e ti costringono ad avere un conto corrente aperto col rivenditore di cartucce piuù vicino. Al lettore "digitale" occorre davvero una bella pazienza. Sotto questo profilo il futuro è roseo e pieno di aggeggi più o meno promettenti tipo e-ink ma anche di roba meno esoterica tipo la Sony PSP dotata di connettività WiFi, browser internet e costosissimi coltre che proprietari supporti di memorizzazione.
- Chattare. Nessuno lo ammette ma questa è sicuramente una grande molla che spinge molti a comprarsi un PC. E' un modo veramente rivoluzionario per conoscere gente virtualmente e poi magari anche realmente... ma in tutto questo che cosa c'entra il PC? A costo di annoiare rammento che il PC è quel coso rumoroso, ingombrante, brutto che sta vicino al monitor; sarebbe come se per fare delle semplici telefonate dovessimo possedere per forza uno scaldabagno e dovessimo pure starvici abbracciati. L'unica motivazione per cui il povero chattatore deve sorbirsi la presenza del PC è la stessa di quello che per comprarsi una "meritata" rivista pornografica deve anche prendersi un paio di quotidiani per infilarcela dentro. Chi come me ha avuto a che fare con i computer fin dalla loro nascita ricorda distintamente i terminali Minitel (in Italia si chiamavano Videotel come il servizio offerto dall'allora SIP) che permettevano di accedere ad una serie di servizi online in modalità testuale o quasi (nè più ne meno come l'attuale Televideo) tra cui anche i servizi di chat. Di questi oggetti ne ho avuti tra le mani uno e rammento che era davvero piccolo, silenzioso e all'accensione faceva immediatamente quello che ci si aspettava da lui: andare immediatamente online? Era un oggetto limitato? Oggi probabilmente ci lagneremo che non era abbastanza potente manco per far girare la prima versione di Doom.
- Masterizzare. Questa in effetti è un'attività in cui il computer è molto utile. Si scaricano dei software o dei dati da internet o che ci mandano degli amici, li mettiamo sul disco fisso fino a quando non raggiungono la dimensione precisa per riempire completamente un CD e poi finalmente li masterizziamo. Al di là del fatto che nella maggior parte dei casi la masterizzazione di software e di contenuti di cui non si possiedono i diritti è un'attività ILLEGALE, per fare tutto ciò occorre una certa abilità tecnica che francamente nell'utente medio casalingo si ha difficoltà a trovare. In effetti bisogna dire che le ultime versioni degli attuali sistemi operativi hanno migliorato molto la situazione consentendo anche ad utenti molto poco esperti di masterizzare i propri CD. Finalmente un uso interessante del PC! Ma per la masterizzazione servirà davvero avere un monitor 17 pollici, una scheda grafica accelerata e il processore con frequenza a sei zeri?
- Giocare. Da sempre i PC hanno divertito con giochi strabilianti. Ma anche in questo caso l'uso del PC si rivela un autentico tormento. Sei lì che hai voglia di giocare magari per scaricare un po' di tensione e quindi accendi il PC, carichi il sistema operativo. Provi a lanciare il gioco che hai usato fino a qualche giorno fa e scopri che l'upgrade che il tuo sistema operativo ha deciso di fare facendoti consumare qualche ora di bolletta telefonica ha modificato certe DLL per cui il gioco deve essere reinstallato da capo. Installare un gioco su un PC non è cosa da poco perchè come minimo occorrono diverse decine di megabyte di disco disponibile, le versioni giuste (non necessariamente le ultime) delle librerie grafiche e un processore di tutto rispetto. Anche peggiore è il caso in cui vai a comprare l'ultimo gioco appena uscito e scopri di aver fatto confusione tra clock del processore, quantità di RAM necessaria, accelerazione 3D della scheda e quando arrivi a casa non funziona nulla. Il PC che hai comprato appena sei mesi fa è OBSOLETO mio caro e devi spendere altri soldi.
- Scrivere. Tutti scriviamo qualcosa nella vita. La lettera per il commercialista, la lettera per iscrivere il figlio all'asilo, le partecipazioni per il matrimonio. Non mi sembra di aver tralasciato nulla. Questo è in effetti il repertorio di un utente medio. Ma allora ci si potrebbe chiedere il perché qualcuno vorrebbe farsi del male con un pacchetto software grande decine di megabyte, lentissimo nel fare le cose grandi e inutilmente complicato per fare quelle piccole. Ma non si sa mai, qualcuno di noi potrebbe rivelarsi un novello Alessandro Manzoni e come affrontare questa rivelazione se non con un pacchetto software adeguato? Intanto attrezziamoci, poi si vedrà sembra essere l'andazzo. Ovviamente lo stesso principio si applica ai software musicali, a quelli di pittura perchè in fondo in fondo in ognuno di noi potrebbe celarsi il talento di un piccolo Bach o Picasso in erba. Ce lo dice pure una recente pubblicità della Microsoft che è andata in onda in tv per un sacco di tempo.
- Tenere la contabilità casalinga. Questo lo hanno fatto davvero solo quelli delle foto sulle scatole degli home computer degli anni '80, sorridenti davanti al loro televisore/monitor, con l'immancabile tazzona piena di acqua calda colorata da caffè e con sullo sfondo la moglie che guarda soddisfatta il suo uomo che tiene saldamente in mano le redini contabili della famiglia attraverso il suo fiammante giocattolo che proprio alla suddetta contabilità ha contribuito aggiungendo una bella riga di passivo. Ma di grazia quale cash flow dovrebbe avere una famiglia media per giustificare l'impiego di un calcolatore personale la cui potenza di calcolo è molte volte superiore a quella degli elaboratori aziendali di appena dieci anni prima? Questa è stata davvero una delle più grosse bufale che sia mai stata propinata al pubblico ed è stupefacente come ancora oggi esista qualcuno che ci creda.
- Programmare. La vera essenza del Personal Computer della prima epoca: uno strumento per fare strumenti. Un linguaggio di programmazione molto semplice come il BASIC ha scatenato la fantasia di moltissimi che hanno cominciato la loro carriera di programmatori. Una tale orda di persone che ha cominciato ad interessarsi di programmazione alla fine degli anni settanta suggerirebbe che i nostri giorni pullulassero di programmatori esperti, anche di seconda generazione. I fatti dimostrano invece il contrario perché se ben si va a vedere, la spinta irrefrenabile che ha condotto molti di quelli che hanno acquistato i primi personal computer a diventare dei veri programmatori, si è esaurita poche ore dopo aver ritirato dal negozio l'agognato oggetto. Le riviste del settore hanno fatto all'epoca la loro fortuna trasformando in piccoli volumetti le loro striminzite testate attraverso interminabili listati in linguaggio BASIC per quasi tutte le piattaforme disponibili sul mercato (a ripensarci oggi fa un pò sorridere chiamarle "piattaforme"). Erano proprio quei listati che davano la possibilità a numerosi liceali e attempati dopolavoristi di potersi fregiare del titolo di "Programmatore" quando in realtà trattavasi, nella migliore delle ipotesi, semplicemente di scarsi dattilografi. Ricordo ancora una discussione avvenuta, mi sembra, verso il 1983 con un mio coetaneo che si vantava di aver scritto almeno una decina di giochi da quando aveva comprato il suo ZX Spectrum mentre io ero ancora "fermo al palo" con la mia personalissima implementazione del classico gioco Star Trek per il TI 99/4A. Confesso che mi ci volle un pò per capire che per lui non era chiara la differenza tra scrivere e "dattilografare" software. Oggi la situazione è ancora più triste dei primi anni ottanta perchè i sistemi operativi sempre più complessi creano barriere di ingresso sempre più alte al programmatore hobbista che è costretto o ad evolversi in un professionista oppure a ricadere nella categoria dei semplici utilizzatori senza nemmeno avere l'illusione dovuta dall'essere un buon "dattilografo" (ricordo ai lettori che i listati delle riviste, come del resto la maggior parte delle riviste stesse, sono scomparsi dalla faccia della terra ormai da un bel pezzo). Sui cosiddetti "programmatori professionisti" ci sarebbe da dire molto, ma questo è già un altro discorso perché i professionisti del software mica usano i Personal Computer nell'accezione che abbiamo considerato in questo articolo!
Ricordo una pubblicità della Commodore diceva:
Ora che ce l'hai quarda che ci fairiferendosi al proprio prodotto di punta: il Commodore 64. Ebbene la domanda era in effetti molto pertinente ma per le milioni di persone che hanno comprato e tutt'ora comprano i Personal Computer la risposta putroppo è: niente.
Il Personal Computer è probabilmente il prodotto di massa meno utile e meno compreso della storia.
1 commento:
E' incredibile... rileggere questo nel 2014... e già parecchie cose di quello che è scritto non sono più vere, e tutto stà nel palmo di una mano... ed era meno di un decennio fà...
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